Poco meno di trent’anni fa Luciano Ventrone (1942-2021) ha costruito a Collelongo la sua abitazione partendo dal suo studio dai soffitti altissimi e la parete a vetri affacciata sulle montagne. Si tratta di un vero e proprio laboratorio di sperimentazione attraversato da un tavolo di diversi metri interamente ricoperto da una collezione di colori a olio provenienti da ogni parte del mondo, tra cui moltissimi ormai rari e fuori produzione. Le pareti tutt’intorno sono oggi tappezzate da dipinti che ricostruiscono i quasi sessant’anni di ricerca dell’artista, contribuendo a creare un unico e caleidoscopico progetto di ricostruzione totale della sua opera.
Tra le opere che si potranno ammirare, esposte al pubblico per la prima volta, figurano dei veri e propri “scoop”. È il caso di uno dei primi dipinti eseguiti da Luciano Ventrone alla giovane età di quattordici anni: una veduta del Lago di Thun (dove le Alpi cedono il passo all’Oberland Bernese) ripresa da una cartolina, lavoro rinvenuto recentemente che lascia letteralmente a bocca aperta per il precocissimo talento compositivo e la già sorprendente conoscenza e padronanza della tavolozza dei colori.
Nella visita un’altra grande emozione arriva di fronte all’ultimo lavoro eseguito dall’artista, la tela dal titolo Galassie, una grande natura morta di 90 x 130 cm, ultimata ma senza la firma dell’artista morto prima di poterla apporre.
Appena varcato l’ingresso dello studio di Luciano Ventrone si rimane, poi, rapiti da una grande tela con una natura morta in anamorfosi dei primi anni ottanta, già proveniente dalla rinomata Galleria Il Gabbiano di Roma e da poco tempo riacquisita dalla vedova dell’artista da un collezionista statunitense. Le anamorfosi sono lavori che richiedono un vero e proprio virtuosismo compositivo per la loro realizzazione, in quanto sono inganni ottici, rappresentazioni che divengono comprensibili all’occhio solo con l’impiego di uno specchio o con la veduta radente dell’opera da parte dello spettatore.
Una volta entrati accoglie i visitatori e sembra invitarli a continuare il percorso una serie di dipinti inediti degli anni settanta ispirati al mondo della fantascienza di cui l’artista era un grande appassionato, in particolare alla letteratura di Isaac Asimov e da 2001: Odissea nello spazio, il grande capolavoro diretto da Stanley Kubrick considerato uno dei cult della science fiction cinematografica.
Il percorso espositivo comprende anche i bozzetti di alcune delle celebri “sfide” rivolte da Ventrone a Caravaggio oggi sparse in collezioni private: si tratta della riproduzione di alcuni capolavori del grande pittore della luce in anamorfosi riflessi sulle lampadine, eseguiti nei primi anni ottanta.
La Casa-Museo custodisce anche i lavori fotografici di Miranda Gibilisco (Siracusa, 1953) che ha raccolto negli anni più di 30.000 scatti realizzati nei viaggi tra mari, deserti, culture e mondi sempre nuovi, esposti in diverse rassegne d’arte in Italia e all’estero. Sposata in giovanissima età con Ventrone, Miranda ne ha seguito costantemente l’attività. Le sue prime fotografie da professionista rappresentano proprio l’esito della collaborazione con il marito, di cui accompagna il lavoro per oltre cinquant’anni, preparando come fotografa i set in cui lui avrebbe realizzato le sue opere.